sabato 27 novembre 2010

giovedì 25 novembre 2010


Io non so se il cielo è azzurro - Emma
capitolo 1°
Io non so se il cielo è azzurro,
io non so se nel cielo splende il sole
o se la notte la luna è piena, se si fa strada fra le nuvole per
ritagliarsi un suo spazio.
I miei occhi sono spenti da sempre, non ho mai visto niente,
ho sempre solo sentito.
Mi ritengo fortunato
Il cielo per me è sempre azzurro, la luna la faccio risplendere
tutte le notti,
vedo i colori della mia fantasia, li sento come se fossero reali.
Non ho mai visto le nuvole, ma so che a tratti ci sono, quando
mi sento malinconico, ma non per questo lascio in disparte
il mio colore preferito : l'azzurro.
Dentro di me risplende per natura, perchè mi sento proteso
alla speranza, alla serenità.
E io voglio che chi posa il suo sguardo su di me non si avvilisca,
ma percepisca comunque una luce.
A volte, penso che se vedessi non sarei così sereno : vedrei tutto, ma proprio tutto nella sua luce reale : il bene, ma anche il male del mondo.
Io voglio vivere nella mia serenità, nella mia fantasia, nell'idea
che voglio farmi di tutto quello che non vedo , ma sento.
Ho capito che niente vale quanto il riuscire a sentire, senza vedere, l'affinare la mia sensibilità, a farla ricadere sugli altri.
Tutto come per incanto allora s'illumina di una luce vera e sento, sento con forza che quella luce va al di là di me, sulle persone che la sanno afferrare nella sua pienezza.
Allora, i colori che non vedo si fanno intensi, è come se li vedessi
realmente.
E io mi sento libero di volare, di andare oltre ogni barriera, sfidare
il mondo, la vita, uscire dal mio piccolo spazio verso spazi senza orizzonti.

domenica 21 novembre 2010

Non essendo che uomini, camminavamo fra gli alberi,
spauriti, pronunciando sillabe sommesse
per timore di svegliare le cornacchie,
per timore di entrare
senza rumore in un mondo di ali e di stridi.
Se fossimo bambini potremmo arrampicarci,
catturare nel sonno le cornacchie, senza spezzare un rametto,
e, dopo l'agile ascesa,
cacciare la testa al di sopra dei rami
per ammirare stupiti le immancabili stelle.

Dalla confusione, come al solito,
e dallo stupore che l'uomo conosce,
dal caos verrebbe la beatitudine.

Questa, dunque, è leggiadria, dicevamo,
bambini che osservano con stupore le stelle,
è lo scopo la conclusione.

Non essendo che uomini, camminavamo fra gli alberi.

Dylan Thomas